La cura della disbiosi intestinale richiede un approccio integrato, che tenga conto delle specificità del microbiota di ogni individuo al fine di stabilire come curarlo e ristabilirlo.
Il primo passo è intervenire sull’alimentazione, elemento chiave per ripristinare l’equilibrio della flora intestinale. Una dieta personalizzata, bilanciata e ricca di fibre può favorire la proliferazione di ceppi batterici benefici, contribuendo a ridurre i sintomi legati al dismicrobismo intestinale.
Nel caso di disbiosi putrefattiva, l’alimentazione consigliata prevede di ridurre l’assunzione di zuccheri semplici, alimenti raffinati e dolcificanti artificiali, privilegiando invece verdure, cereali integrali, legumi e proteine leggere.
In presenza di disbiosi fermentativa, invece, la cura dal punto di vista alimentare consiste nell’evitare evitare carni rosse, formaggi stagionati e grassi saturi, orientandosi verso alimenti vegetali, cereali integrali, carni bianche e pesce.
L’integrazione mirata con probiotici e prebiotici può rafforzare l’effetto della dieta, ma deve essere calibrata in base alla composizione del microbiota: Lattobacilli come Acidophilus, Rhamnosus o Reuteri possono risultare utili, così come l’Inulina e i frutto-oligosaccaridi (FOS).
In alcuni casi, il curante può ritenere opportuno associare anche enzimi digestivi o vitamine per supportare le funzioni intestinali. Importante è anche praticare attività fisica moderata, idratarsi a sufficienza e ridurre le fonti di stress tramite discipline come lo Yoga o tecniche di rilassamento come la mindfulness.
La durata della patologia dipende sia dalla tempestività della diagnosi che dall’efficacia della terapia adottata.