La diagnosi di scompenso cardiaco comincia con la visita cardiologica con ecg, durante la quale lo specialista cardiologo esaminerà la funzionalità del muscolo cardiaco. In alcuni casi, il curante potrebbe anche richiedere il dosaggio nel sangue dei peptidi natriuretici, in particolare del pro-peptide natriuretico di tipo B o Pro BNP.
Questo perché valori elevati (maggiori a 125 pn/ml) di questo peptide possono indicare che le pareti del ventricolo sono sotto stress a causa di un sovraccarico di volume, una situazione tipica dell'insufficienza cardiaca.
Una volta diagnosticata la condizione di scompenso cardiaco, la terapia può includere:
- Farmaci, come beta-bloccanti, inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina-neprilisina (ARNI), gliflozine o antagonisti dei recettori mineralcorticoidi (MRA) nel caso di scompenso cardiaco sistolico; e ACE-inibitori, antagonisti dei recettori dell'angiotensina II (ARB) o MRA per lo scompenso cardiaco diastolico;
- Impianto di defibrillatori o pacemaker, se è presente un disturbo della conduzione cardiaca;
- Interventi chirurgici per correggere malattie delle valvole cardiache, rivascolarizzazione del miocardio o trapianto di cuore.
Oltre a questi, generalmente viene anche consigliato un cambiamento del proprio stile di vita a favore di un’alimentazione più sana, a basso contenuto di sale. Quando possibile, si consigliano anche lo svolgimento di attività fisica aerobica moderata, come una camminata di mezz’ora al giorno cinque volte a settimana, e l’automonitoraggio della patologia con controllo della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, del peso corporeo e di eventuali edemi o segni di un peggioramento dell’insufficienza cardiaca.
In alcuni casi, potrebbe anche essere necessario limitare l’assunzione di liquidi sotto consiglio del proprio medico.
L'adozione tempestiva di un trattamento e una terapia appropriati per lo scompenso cardiaco, specie di tipo acuto, può anche portare alla completa guarigione, con completo recupero della funzionalità cardiaca, una prognosi ottimale a lungo termine e, in alcuni casi, senza la necessità di continuare terapie specifiche a lungo termine.
Tuttavia, molte delle forme di scompenso cardiaco comunemente riscontrate in ambiente clinico tendono a portare a danni cardiaci permanenti di varia gravità, che richiedono un approccio terapeutico continuativo.
In questo caso, anche se lo scompenso cardiaco non può regredire, con terapie e trattamenti mirati è possibile rallentare o arrestare la progressione della malattia.