Endometriosi e gravidanza: tutto quello che c’è da sapere

Scopri come l’endometriosi influisce sulla fertilità e sulla gravidanza, con consigli pratici e trattamenti utili per concepire in sicurezza.

Che cos’è l’endometriosi

  • ​L’endometriosi è una condizione cronica benigna che interessa principalmente gli organi genitali femminili e il peritoneo pelvico. Si manifesta quando cellule simili a quelle dell’endometrio, il tessuto che normalmente riveste l’interno dell’utero, si sviluppano in sedi anomale, come ovaie, tube o intestino.

    Questa anomalia può causare infiammazione, dolore e, nei casi più avanzati, alterazioni della fertilità. A essere colpite sono soprattutto donne in età fertile, tra i 25 e i 35 anni, anche se segni precoci della malattia possono comparire prima della diagnosi clinica.

    Si stima che in Italia l’endometriosi riguardi circa 3 milioni di donne, ovvero il 10-15%. Con la menopausa, la malattia tende a regredire fino a scomparire spontaneamente.

    L’endometriosi può coesistere insieme ad altre condizioni ginecologiche, come l’adenomiosi, che coinvolge la penetrazione del tessuto endometriale nella parete muscolare dell’utero.

    In termini generali, è importante sottolineare che la presenza di endometriosi può ridurre le probabilità di gravidanza rispetto a quanto avviene in donne senza questa condizione. Tuttavia, questo non significa che la gravidanza sia impossibile.

    In questo senso, una diagnosi precoce riveste un ruolo cruciale, poiché consente di intervenire tempestivamente con strategie terapeutiche mirate, riducendo l’impatto della patologia sulla fertilità.

Endometriosi: stadi e tipologie

  • ​La gravità dell’endometriosi viene valutata attraverso sistemi di classificazione clinicamente riconosciuti, utili per guidare il trattamento e comprendere le eventuali implicazioni sulla fertilità.

    La prima classificazione, largamente utilizzata nella pratica clinica, è quella dell’American Society for Reproductive Medicine (ASRM). Questa si basa sul numero e sulla profondità delle lesioni endometriosiche osservate durante la laparoscopia. Si caratterizza per un punteggio che quantifica le lesioni:

    • Lo stadio I (1-5 punti) rappresenta la forma minima, con piccole lesioni superficiali con limitata aderenza.
    • Lo stadio II (6-15 punti) è considerato lieve, con lesioni più numerose e parzialmente infiltranti.
    • Lo stadio III (16-40 punti) descrive una malattia moderata, con la comparsa di cisti endometriosiche e aderenze significative.
    • Lo stadio IV (oltre 40 punti) indica una forma severa, con cisti e aderenze profonde.

    In parallelo, l’Endometriosis Foundation of America (EndoFound) propone una classificazione basata anche sulla localizzazione anatomica delle lesioni.

    • La categoria (o stadio) I è l’endometriosi peritoneale, generalmente superficiale e limitata al rivestimento interno dell’addome.
    • La categoria (o stadio) II riguarda l’endometriosi ovarica, in cui si formano cisti dette endometriomi o “cisti di cioccolato”.
    • La categoria (o stadio) III è rappresentata dall’endometriosi infiltrante profonda I, che può coinvolgere strutture come utero, ovaie, retto.
    • La categoria (o stadio) IV, endometriosi infiltrante profonda II, indica una diffusione che può estendersi fino a intestino, diaframma, appendicite e, talvolta, cuore e polmoni.

Come l’endometriosi influisce sulla fertilità

  • ​Le possibilità di una gravidanza con l’endometriosi variano sia in base allo stadio della malattia, sia in base alla localizzazione del tessuto simil endometriale.

    In particolare, nei casi di endometriosi di lieve entità o al primo stadio, la gravidanza può spesso avvenire spontaneamente e in modo naturale, senza necessità di trattamenti specifici, grazie al limitato impatto sulle strutture riproduttive.

    Al contrario, quando l’endometriosi è allo stadio 4, la condizione è più severa in quanto prevede il coinvolgimento di più organi, motivo per cui la fertilità può risultare ridotta. In questi casi, la gravidanza è comunque possibile ma può richiedere il supporto di tecniche di procreazione medicalmente assistita.

    Per quanto riguarda le posizioni delle lesioni endometriosiche, l’endometriosi ovarica può influenzare la riserva ovarica e la qualità ovocitaria, fattori importanti per il concepimento. Anche in presenza di questa forma, tuttavia, molte donne riescono ad avere una gravidanza senza trattamenti di supporto.

    L’endometriosi intestinale, invece, coinvolgendo l’intestino o il retto, può causare aderenze che compromettono la mobilità delle tube, interferendo con l’incontro tra ovocita e spermatozoo e, dunque, con l’instaurarsi di una gravidanza. Nel caso di endometriosi profonda, invece, la gravidanza può richiedere un approccio multidisciplinare, anche se non è preclusa.

    Infine, l’endometriosi ombelicale, condizione molto rara, tende a non interferire con la possibilità di avere una gravidanza e a non influenzare direttamente la fertilità, a meno che non coesista con lesioni interne più estese.

Cause e sintomi dell’endometriosi

  • ​L’endometriosi è una condizione ginecologica complessa, le cui cause non sono ancora del tutto chiare. Tra le ipotesi più condivise vi è quella della mestruazione retrograda, secondo cui parte del flusso mestruale risalirebbe verso la cavità pelvica, favorendo l’impianto di cellule endometriali fuori dall’utero. Altre teorie suggeriscono l’intervento di fattori genetici, alterazioni del sistema immunitario o trasformazioni anomale dei tessuti pelvici.

    Per quanto riguarda i sintomi dell’endometriosi, questi possono variare da donna a donna in base allo stadio della patologia e all’interessamento degli organi. Questi includono:

    • Dolore pelvico e addominale, specialmente in fase mestruale (dismenorrea);
    • Fastidi e dolori durante i rapporti sessuali (dispareunia),la minzione o l’evacuazione intestinale;
    • Mestruazioni abbondanti;
    • Aumento della frequenza urinaria;
    • Diarrea o costipazione;
    • Gonfiore pelvico o addominale;
    • Sanguinamenti irregolari;
    • Stanchezza persistente;
    • Difficoltà di concepimento.

    In alcuni casi, inoltre, l’endometriosi può essere asintomatica e venire scoperta solo durante visite mediche eseguite per altri scopi.

Endometriosi: diagnosi e cura

  • ​La diagnosi dell’endometriosi si basa su una combinazione di anamnesi dettagliata, esame clinico e indagini strumentali. Il primo step è sicuramente la visita ginecologica con ecografia transvaginale​, durante la quale il medico analizza i sintomi della paziente e i segni clinici. Successivamente possono essere prescritte la risonanza magnetica pelvica, che offre una visione dettagliata delle lesioni profonde, o la laparoscopia, che rimane il gold standard diagnostico poiché consente la visualizzazione diretta delle lesioni e, se necessario, la loro rimozione.

    Il trattamento dell’endometriosi varia in base alla gravità dei sintomi e al desiderio di gravidanza. In assenza di sintomi significativi, può essere adottata una strategia di attesa con monitoraggio periodico.

    Per le pazienti sintomatiche, la terapia farmacologica rappresenta la prima linea di intervento, e prevede l’impiego di farmaci ormonali a base di progesterone o associazioni estro progestiniche per ridurre il dolore e limitare la progressione della malattia. Quando la terapia medica non è sufficiente o in presenza di lesioni estese, si può ricorrere alla chirurgia svolta mediante laparoscopia, allo scopo di eliminare chirurgicamente le lesioni.

    Tuttavia, la procreazione medicalmente assistita viene considerata un’alternativa preferibile all’intervento chirurgico per l’endometriosi nelle donne che cercano una gravidanza, specialmente se la patologia non è particolarmente invasiva o non causa sintomi invalidanti.

    L’asportazione di cisti ovariche, infatti, può ridurre la riserva ovarica, compromettendo i livelli di ormone antimulleriano (AMH) e il numero di follicoli disponibili. Inoltre, le percentuali di successo riproduttivo dopo la chirurgia non sempre risultano elevate.

    Tra le tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) più utilizzate rientrano:

    • L'inseminazione intrauterina con stimolazione (IUI), che consiste nel deporre il liquido seminale in prossimità dell’ovocita;
    • L'iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI), durante la quale gli spermatozoi vengono inseriti direttamente nell’ovocita tramite iniezione;
    • La fecondazione in vitro ed embriotransfer (FIVET), dove spermatozoi e ovociti vengono fatti incontrare in laboratorio e, successivamente, il pre-embrione viene impiantato nell’utero della madre. 

Endometriosi in gravidanza: rischi e gestione

  • ​Come accennato, con l’endometriosi è certamente possibile rimanere incinta.

    Tuttavia, le esperienze di donne con endometriosi in gravidanza sono molto eterogenee.

    Alcune pazienti riferiscono un miglioramento dei sintomi durante la gestazione, attribuibile ai cambiamenti ormonali che riducono temporaneamente l’attività del tessuto endometriosico. Altre, invece, possono continuare a percepire fastidi in quanto l’aumento del volume dell’utero e dell’endometrio può esercitare pressione sulle aree pelviche precedentemente colpite, causando dolori in gravidanza associati all’endometriosi, soprattutto nella zona lombare o pelvica.

    Dal punto di vista clinico, esiste una correlazione tra endometriosi e gravidanza a rischio, anche se l’incremento delle complicanze rispetto alla popolazione generale non è eccessivo. Le donne affette da endometriosi possono presentare una maggiore incidenza di preeclampsia, con sviluppo di ipertensione, placenta previa, condizione in cui la placenta si trova vicino alla cervice, parto prematuro, aborto spontaneo e necessità di parto cesareo. Tuttavia, con un adeguato monitoraggio medico e una gestione multidisciplinare, la maggior parte delle gravidanze evolve positivamente.

    È fondamentale prestare attenzione a eventuali sintomi in gravidanza riconducibili all’endometriosi, come dolori persistenti o sanguinamenti, per distinguere ciò che è fisiologico da ciò che richiede un controllo specialistico.

    Per il contenimento dei disagi, esistono approcci non farmacologici sicuri anche in gravidanza. Tecniche dolci come lo stretching, lo yoga, l’utilizzo di una borsa dell’acqua calda (senza applicarla direttamente sull’addome) e un’alimentazione ricca di fibre possono offrire sollievo, in particolare nei casi di endometriosi e dolori in gravidanza a carico dell’intestino o della zona lombare.

    In definitiva, la gravidanza può rappresentare una fase di tregua sintomatica per molte pazienti, ma è essenziale affidarsi a un’équipe ginecologica esperta, in grado di valutare l’evoluzione della malattia e di fornire un’assistenza personalizzata per tutta la durata della gravidanza.

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2025-04-17
Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.

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