Scabbia: come si prende e come evitare il contagio

Scopri cos’è la scabbia e come si trasmette

Che cos’è la scabbia e da cosa è causata

  • La scabbia è una dermatosi pruriginosa causata dall’infestazione della pelle da parte dell’acaro Sarcoptes scabiei variante hominis, un parassita obbligato che vive e si riproduce nello strato più superficiale dell’epidermide umana.

    Dal punto di vista biologico, il Sarcoptes scabiei è invisibile a occhio nudo: misura meno di mezzo millimetro e ha un ciclo vitale che si completa interamente sulla pelle dell’ospite umano. Dopo la fecondazione, la femmina penetra nello strato corneo dell’epidermide, formando dei cunicoli nei quali depone da 2 a 3 uova al giorno. Prima che si manifesti la scabbia, tuttavia, è necessario un tempo di incubazione variabile tra le 4 e le 6 settimane.

    Spesso si sente anche parlare di “falsa scabbia”, un termine usato impropriamente per indicare altre dermatosi pruriginose causate da allergie, altri acari o punture di insetti. Tuttavia, solo l'identificazione dell'acaro o dei cunicoli scavati nella pelle può confermare la diagnosi clinica di scabbia.

    Riconoscere il ruolo dell’acaro della scabbiaè il primo passo per comprendere come si prende la scabbia, quali sono i primi sintomi, come si cura e come prevenire il contagio, in quanto anche se non si tratta di una malattia pericolosa, può causare fastidi e complicazioni se non tempestivamente trattata.​

Come si prende la scabbia: tutte le modalità con cui si trasmette

  • ​La scabbia si trasmette principalmente attraverso il contatto diretto, prolungato (della durata di circa 10 minuti), e pelle a pelle con una persona infetta. Questo significa che il semplice sfioramento accidentale o una stretta di mano fugace non sono generalmente sufficienti a causare il contagio. Il rischio reale emerge in situazioni in cui il contatto fisico è intenso e ripetuto: all’interno del nucleo familiare, durante i rapporti sessuali, tra bambini che giocano o dormono insieme nelle scuole o nei contesti assistenziali, come case di cura o reparti ospedalieri e nelle caserme militari.

    La modalità di trasmissione più comune è quindi interumana, ovvero da persona a persona. Tuttavia, in alcuni casi, la scabbia può essere contratta anche attraverso il contatto indiretto con oggetti contaminati: lenzuola, asciugamani, vestiti, divani o sedili utilizzati di recente da una persona infestata. Questa via di trasmissione, però, è meno frequente, poiché l'acaro della scabbia sopravvive solo per un periodo limitato al di fuori del corpo umano.

    In particolare, il Sarcoptes scabiei può vivere massimo fino a 3 giorni lontano dalla pelle a temperatura ambiente, ma la sua capacità infestante si riduce rapidamente. Inoltre, gli acari della scabbia muoiono se esposti ad una temperatura di 50°C. Per questo motivo, il contatto con biancheria e oggetti contaminati rappresenta un rischio solo se avviene in tempi ravvicinati rispetto all’uso da parte di una persona affetta.

    Esiste anche una forma particolare chiamata scabbia crostosa o norvegese, molto più contagiosa rispetto alla scabbia classica. In questa variante, l’infestazione è massiva e coinvolge milioni di acari (contro le poche decine della scabbia comune), si verifica spesso in pazienti immunodepressi, come quelli affetti da HIV e AIDS, anziani o pazienti con gravi patologie croniche. 

Scabbia: falsi miti sul contagio

  • ​Attorno alla scabbia ruotano ancora oggi molti falsi miti e pregiudizi che ne ostacolano una corretta gestione clinica e sociale. L’idea, ormai superata ma purtroppo ancora radicata, che si tratti di una malattia delle classi sociali disagiate o delle persone con scarsa igiene personale è una delle convinzioni più dannose da sfatare. La scabbia delle persone pulite, infatti, esiste eccome: l’infestazione può colpire chiunque, indipendentemente dallo stato igienico individuale o dal contesto abitativo.

    Inoltre, fare docce in modo ossessivo non rimuove gli acari già penetrati nell’epidermide. Dunque, in caso di infestazione è consigliabile lavarsi normalmente con acqua e sapone e seguire le indicazioni mediche del curante.

    Un altro punto importante riguarda gli animali domestici. Il fatto che la scabbia si possa prendere dagli animali è una preoccupazione comune, ma va chiarito che l’acaro che causa la malattia nell’uomo è specifico per l’essere umano. Gli animali possono essere infestati da varietà diverse dello stesso acaro (es. Sarcoptes scabiei var. canis per i cani), ma il passaggio all’uomo è raro, transitorio e non causa infestazione permanente.

    In caso di contatto con un animale infestato, si può verificare una dermatite pruriginosa autolimitante, chiamata pseudoscabbia, che non necessita dello stesso trattamento della scabbia umana.

Scabbia: quali sono i sintomi

  • ​Uno degli aspetti più insidiosi della scabbia è che i suoi sintomi non compaiono immediatamente dopo il contagio. Come precedentemente accennato, infatti, il periodo di incubazione della scabbia varia da due a sei settimane. In questo intervallo, l’acaro della scabbia può già essere trasmesso ad altri, sebbene chi è stato infestato non presenti ancora i primi sintomi della malattia. Nei pazienti che, invece, hanno già manifestato la malattia in passato, l'inizio dei sintomi della scabbia varia da 1 a 4 giorni.

    Una volta che si manifestano i primi sintomi della scabbia questi comprendono:

    • Prurito, all’inizio concentrato tra mani e glutei e poi diffuso, che peggiora durante la notte.
    • Comparsa di lesioni cutanee sottili e lineari, chiamate cunicoli scabbiosi, visibili soprattutto sulle mani, sui piedi, sui polsi e sui genitali.
    • Presenza delle papule e dei noduli della scabbia sulla pelle di ascelle, seno, ombelico, glutei, cosce e genitali, raramente su cuoio capelluto o viso. Si tratta di lesioni cutanee rilevate di forma ovale e colore rossastro, causate da ipersensibilità agli acari.
    • Comparsa di pomfi, piccole protuberanze cutanee che appaiono come risposta allergica all'infestazione da acari della scabbia.
    • Nei soggetti allergici, comparsa di lesioni bollose indotte da un’allergia all’acaro.

    Nel caso di Scabbia norvegese, i sintomi iniziali della scabbia spesso non sono collegati al prurito. Si manifestano, invece, un eritrodermia con formazione di numerosissime lesioni crostose sulla pelle.

    Nei bambini e nei lattanti, inoltre, la scabbia può manifestarsi con un'eruzione cutanea che può mimare una dermatite e che può comparire anche su viso, collo e cuoio capelluto, aree solitamente risparmiate negli adulti.

    Identificare precocemente la scabbia nelle sue fasi iniziali è essenziale non solo per alleviare il disagio del paziente, ma anche per interrompere tempestivamente la catena del contagio. La diagnosi precoce è il primo passo per contenere la diffusione della malattia e ridurre il rischio di complicanze, che comprendono infezioni batteriche secondarie, come l'impetigine, che può portare a condizioni più gravi come ascessi o sepsi, specie nei soggetti più fragili, e un’infiammazione dei reni nota come la glomerulonefrite.

Diagnosi, trattamento e cura della scabbia

  • ​La diagnosi di scabbia si basa sull’osservazione clinica dei segni cutanei e sull’anamnesi del paziente, con particolare attenzione alla presenza di prurito notturno e a eventuali casi simili in famiglia o nella cerchia stretta. In molti casi, la Visita Dermatologica è sufficiente per identificare il quadro, ma in situazioni dubbie può essere necessario un esame più approfondito.

    La conferma diagnostica si ottiene attraverso l’identificazione dell’acaro della scabbia o delle sue uova e feci, prelevando un piccolo campione di cute da una lesione sospetta (di solito un cunicolo). Il materiale viene osservato al microscopio o, in alternativa, si può usare un dermatoscopio, uno strumento non invasivo che consente di visualizzare i cunicoli scavati dall'acaro sotto la superficie cutanea.

    Una volta accertata la diagnosi, si procede alla cura della scabbia, che si basa sull’impiego di acaricidi topici. Il trattamento di prima linea è solitamente la permetrina al 5%, una crema da applicare su tutto il corpo, dal collo in giù, e lasciata in posa per almeno 8-12 ore, prima di risciacquare.

    Altri trattamenti topici efficaci includono il benzoato di benzile, il crotamitone, pomate a base di zolfo e il malathion, anche se questi sono generalmente considerati alternative secondarie. Nei casi più severi o resistenti al trattamento locale, si può ricorrere all’ivermectina per via orale, un farmaco antiparassitario sistemico somministrato sotto controllo medico e antibiotici se sono presenti infezioni batteriche concomitanti. Da sottolineare è che se non curata, la scabbia può durare anche mesi o anni e il paziente restare contagioso per tutta la durata di questo periodo.

    Il trattamento deve coinvolgere tutti i membri della famiglia e i contatti stretti, anche se asintomatici, per evitare nuove infestazioni. Durante e dopo il trattamento, il prurito può persistere anche per alcune settimane, a causa della risposta infiammatoria residua della pelle. Questo fenomeno non indica un fallimento terapeutico, ma è da considerarsi una reazione normale. Può essere gestito con antistaminici orali e creme lenitive, sotto consiglio medico.

    Infine, è utile ricordare che il successo del trattamento dipende non solo dalla corretta applicazione del farmaco, ma anche dall’aderenza alle indicazioni preventive. Trascurare la sanificazione dell’ambiente o non trattare tutti i conviventi può compromettere l’intero percorso terapeutico, con il rischio concreto di recidiva e nuova diffusione della scabbia.

Scabbia: come prevenire il contagio

  • ​Prevenire la scabbia significa innanzitutto conoscere bene come si prende e applicare alcune regole comportamentali di buon senso soprattutto in caso di esposizione accertata o sospetta.

    Nel caso di infezione in atto, è importante ridurre i contatti stretti, evitare di frequentare luoghi affollati e utilizzare camere da letto e bagni separati, se possibile.

    Una misura essenziale è il lavaggio dei tessuti (biancheria da letto, asciugamani, vestiti, coperte) ad almeno 60 °C. Questa temperatura è sufficiente per distruggere l’acaro in tutte le sue forme vitali, comprese uova e larve. Va specificato, però, che il lavaggio della biancheria con candeggina o l’alcol non uccide gli acari della scabbia.

    Inoltre, gli oggetti potenzialmente infetti, che non possono essere lavati, vanno sigillati in un sacchetto di plastica e tenuti all’aria aperta per almeno 3 giorni. Per quanto riguarda la bonifica di materassi e degli ambienti domestici, questa può essere effettuata con getto di vapore.

    È fondamentale evitare l’uso promiscuo di effetti personali, come vestiti, cappelli, sciarpe, lenzuola o cuscini, soprattutto se si sospetta che qualcuno nel nucleo familiare possa essere infetto. Nelle comunità scolastiche, sanitarie o assistenziali, il sospetto di scabbia in un singolo soggetto dovrebbe attivare tempestivamente il tracciamento dei contatti stretti e l’adozione di misure preventive per tutti gli individui esposti.

    In conclusione, prevenire la scabbia significa agire rapidamente, informarsi correttamente e seguire scrupolosamente le indicazioni cliniche. Solo così si può interrompere efficacemente la catena del contagio ed evitare recidive.

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2025-06-26
Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.

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