L’estrazione del dente del giudizio può coinvolgere i denti dell’arcata inferiore o superiore e il molare del giudizio può presentarsi in tre condizioni differenti:
- erotto, cioè è spuntato completamente in arcata. In questo caso il dente può essere estratto in modo semplice, tramite l’ausilio di pinze e leve e, generalmente, non sono necessari punti di sutura;
- semi-incluso, ovvero è parzialmente emerso dalla gengiva. In questo caso l’estrazione è più complessa e può prevedere un’incisione gengivale o il sezionamento del dente in più parti, oltre che punti di sutura sulla gengiva.
- incluso, cioè è intrappolato nell’osso mascellare o mandibolare. In questo scenario l’estrazione richiede un’ampia incisione gengivale, una rimozione significativa di tessuto osseo, un sezionamento sistematico del dente e dei punti di sutura.
Se il dente del giudizio è erotto e correttamente posizionato può rimanere in bocca senza causare disturbi. Quando, però, si presentano problematiche funzionali, di salute orale o se il dentista lo ritiene opportuno, togliere il dente del giudizio diventa necessario.
Esistono due casi in cui si ricorre alla rimozione del dente del giudizio: l’estrazione preventiva e quella terapeutica.
Estrazione preventiva del dente del giudizio
L’estrazione preventiva viene spesso indicata nei giovani adulti, in genere tra i 18 e i 25 anni. In questa fase le radici non sono ancora completamente sviluppate e i tessuti guariscono più rapidamente, rendendo l’operazione meno complessa.
Rimuovere i denti del giudizio in anticipo aiuta a prevenire complicazioni come affollamento dentale, malocclusioni, difficoltà nella pulizia quotidiana, infezioni gengivali o danni ai denti vicini. In alcuni casi il dentista può suggerire la rimozione subito dopo la loro eruzione, proprio per ridurre al minimo rischi futuri.
Estrazione terapeutica del dente del giudizio
Quando si parla di estrazione terapeutica, ci si riferisce a condizioni cliniche già manifeste.
Tra le più comuni ci sono l’affollamento dentale, che compromette l’allineamento e rende più difficile mantenere una corretta igiene orale, e l’inclusione dentale, ovvero quando il dente rimane intrappolato nell’osso o sotto la gengiva. In questi casi possono verificarsi carie difficili da trattare, infezioni gengivali, ascessi o formazione di cisti e granulomi.
Altre situazioni che richiedono l’intervento sono il riassorbimento radicolare (danni alle radici) dei denti vicini causato dalla pressione del terzo molare, episodi ripetuti di pericoronite (infiammazione della gengiva attorno al dente) dolore cronico, scheggiature o fratture del dente stesso.
Infine, in presenza di infezioni gravi, come pulpite (infiammazione dolorosa della polpa dentale) granulomi o ascessi, l’estrazione rappresenta spesso l’unica soluzione efficace, poiché interventi conservativi come otturazioni o devitalizzazioni non sarebbero utili per un dente del giudizio.