Covid variante Arturo: ecco cosa sappiamo su sintomi e contagi in Italia

Verso la seconda metà di aprile 2023 in Italia, è stata individuata la presenza di una nuova variante Covid: la XBB.1.16 ribattezzata variante Arturo.

Covid 19, la nuova variante Arturo

  • ​Dopo tre anni dall’inizio dell’emergenza pandemica Sars-Cov-2, profilassi e vaccini sembravano aver imbrigliato il virus rendendolo più gestibile e meno rischioso per la salute della popolazione mondiale. Tuttavia, nonostante i contagi e le ospedalizzazioni siano diminuite rispetto al periodo del lockdown, il virus non è stato ancora completamente debellato.

    Vi sono infatti nuove varianti in circolazione, certo meno aggressive rispetto al Covid-19 ma comunque contagiose, le quali non devono essere sottovalutate. Queste infatti ci ricordano che il virus, anche se depotenziato, è ancora tra noi.

    A questo proposito, verso la seconda metà di aprile 2023 in Italia, è stata individuata la presenza di una nuova variante Covid: la XBB.1.16. Si tratta di una delle oltre 600 sottovarianti di Omicron, ribattezzata variante Arturo.

    La notizia è stata comunicata dall’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, che spiega come Arturo sia stata prontamente identificata dall’equipe italiana del professor Fausto Baldanti, direttore dell’Unità di Microbiologia e Virologia del IRCCS di Pavia.

    Quali sono le differenze di questa nuova variante con quelle già conosciute? Presenta gli stessi sintomi o si sta rivelando più grave e complessa? Ecco tutto quello che sappiamo in merito alla variante Covid Arturo e qual è la situazione sanitaria attuale alla luce di questa novità.

Variante Covid Arturo: contagi e ospedalizzazioni in Italia

  • ​Rilevata per la prima volta a gennaio, la variante Covid Arturo sembra destare preoccupazioni all’OMS soprattutto per la sua trasmissibilità. Secondo gli ultimi studi effettuati dall’Organizzazione mondiale della Sanità, infatti, questo ceppo presenta tre mutazioni aggiuntive nella proteina Spike del Sars-Cov-2, tra cui la F486P: in precedenza, le varianti Omicron XBB con tale caratteristica si sono ampiamente diffuse in tutto il mondo.

    Ciononostante, a livello globale, attualmente la variante più diffusa sembra essere ancora Kraken (XBB.1.5) che, tra fine marzo e inizio aprile, è stata segnalata da 96 paesi e rappresenta circa il 50,8% dei casi registrati.

    In Italia, sebbene​ i dati raccolti dall'Istituto Superiore di Sanità siano ancora in fase di consolidamento, la situazione relativa ai contagi Sars-Covid-2 caratterizzata dalle varianti discendenti da Omicron è la seguente:

    • 49,5% variante Kraken XBB.1.5;
    • 40,2% Gryphon XBB;
    • 6,2% Cerberus BQ.1;
    • 3,1% Centaurus BA.2.75;
    • 1% altri lignaggi.

    In linea generale, il monitoraggio attesta che l’incidenza settimanale del virus a livello nazionale è in lieve risalita: 37 casi ogni 100.000 abitanti (7-13 aprile) contro 34 casi su 100.000 abitanti (31 marzo -6 aprile) risulta invece complessivamente basso l’impatto sugli ospedali, ma con un tasso di occupazione dei posti letto in lieve aumento sia nelle aree mediche che nelle terapie intensive.

    Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano, il Covid ha un andamento instabile con tendenza alla decrescita nel nostro Paese. Eppure, vi sono Paesi come l’India in cui la situazione non è ancora sotto controllo, come lo è invece in Italia. Grazie al fatto che la maggior parte degli italiani hanno ormai un’immunità al virus ibrida favorita dalla vaccinazione, la fluttuazione dei dati relativi alla presenza del virus nel nostro Paese è del tutto normale e non dovrebbe destare forti preoccupazioni.

    Ritornando alla nuova variante Arturo, questa è stata segnalata in 22 Paesi europei ed extraeuropei, ma a esserne colpita è soprattutto l'India dove ha preso il sopravvento sulle altre varianti del ceppo Omicron. Ciò ha provocato un aumento dei contagi di oltre il 70% causando uno stato di allerta generale negli ospedali nazionali.

    In linea generale, l’OMS ritiene che la variante Arturo possa provocare un potenziale aumento dei contagi, seppure non sembra comportare un aumento della gravità dei sintomi relativi al ceppo Omicron.

Nuova variante Arturo: sintomi e profilassi

  • ​Dunque Arturo per ora sembrerebbe essere molto veloce a diffondersi ma non letale e grave al punto da far temere il peggio.

    A quanto pare, finché è circoscritta alla famiglia Omicron, i rischi rimangono contenuti. Di conseguenza, il virus non dovrebbe presentarsi in una forma particolarmente aggressiva. Un’eventuale impennata dei contagi, quindi, non dovrebbe causare una parallela crescita delle ospedalizzazioni.

    Ciò che distingue Arturo rispetto alle altre varianti derivate dal medesimo ceppo, sembra essere invece una sintomatologia peculiare, che causa congiuntiviti con rossore, bruciore e prurito agli occhi. La congiuntivite quale sintomo della variante Arturo è stata segnalata dalla pediatra indiana Vipin M. Vashishtha, ma il Direttore dell'Unità epidemiologica all'Università Campus Biomedico di Roma Massimo Ciccozzi rassicura sul fatto che attualmente non ci sono evidenze scientifiche sufficienti a dimostrare che la nuova variante causi questo specifico sintomo.

    Per quanto concerne la profilassi in Italia, qualsiasi sia la variante Sars-Covid-2, coloro che sono stati a stretto contatto con un soggetto positivo dovranno automonitorarsi e indossare la mascherina FFP2 in casa e all’aperto. Se durante l’automonitoraggio si dovessero verificare alcuni sintomi di infezione da Covid (come tosse, mal di gola, dolori muscolari o febbre), sarà necessario eseguire immediatamente il test dell’antigene o il test m​olecolare.

    In linea generale, coloro che risultano positivi a un test molecolare o antigenico dovranno rispettare le nuove tempistiche di isolamento, che prevedono:

    • Per chi è asintomatico da almeno 2 giorni, l’isolamento può terminare 5 giorni dopo la data del primo test positivo o alla comparsa dei primi sintomi, con o senza effettuare test antigenico o molecolare;
    • Per chi è sempre stato asintomatico, invece, l’isolamento può essere terminato prima di 5 giorni se i test antigenici o molecolari eseguiti presso una struttura medica o farmacia risultano negativi;
    • Nei casi di persone immuno-compromesse, l’isolamento può terminare dopo un tempo minimo di 5 giorni a seguito di test antigenico o molecolare negativi.

    Considerata la gravità contenuta di questa nuova variante, non si è ritenuta necessaria l’introduzione di misure aggiuntive. Come sempre, però, la prevenzione rimane un’arma fondamentale per mantenere sotto controllo la situazione.

    Di conseguenza, a prescindere dalla variante, è importante adottare una corretta igiene delle mani e l’uso di mascherine in presenza di persone fragili, malate o quando si hanno sintomi influenzali.

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2023-04-27
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