Adhd negli adulti, come si manifesta e come ottenere una diagnosi

Scopri quali sono i sintomi dell’ADHD negli adulti, come impatta sulla vita quotidiana e le modalità di diagnosi.

Che cos’è la sindrome ADHD negli adulti

  • ​Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD - acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder), è un tipo di disturbo neuroevolutivo che, sebbene spesso associato all’infanzia, può accompagnare l’individuo anche nell’età adulta.

    Si stima, infatti, che in Italia questa condizione interessi quasi il 3% della popolazione adulta, che spesso non ne è a conoscenza, con un'incidenza doppia negli uomini rispetto alle donne.

    Inoltre, le ricerche condotte sugli adulti con diagnosi di ADHD indicano che una quota significativa di questi ultimi presenta anche il disturbo oppositivo-provocatorio o segni di disturbo della condotta. Di contro, una percentuale inferiore degli adulti affetti da ADHD sviluppa un disturbo della personalità. Non sono rari, infine, i casi in cui il disturbo si accompagni ad ansia e disturbi dell’umore, come il disturbo bipolare e la tendenza all’abuso di sostanze.

    In alcuni casi l’ADHD può essere associata anche alla sindrome di tourette, a dislessia e discalculia e anche a disturbi dello spettro autistico.

    Questa comorbidità può mascherare i tratti principali del disturbo ADHD negli adulti. Per questo motivo, riconoscere i sintomi e ricevere una valutazione accurata da parte di professionisti esperti è un passo fondamentale per arrivare tempestivamente ad una diagnosi e procedere con le terapie mirate.

ADHD negli adulti: quali sono i sintomi

  • ​A differenza dell’infanzia, dove i sintomi tendono a esprimersi con iperattività (come difficoltà a restare seduti o fermi, comportamenti rumorosi, eccesso di energia o distrazioni frequenti), l’ADHD ha sintomi che negli adulti si presentano in forme più sfumate, caratterizzate da impulsività e disattenzione, e che comprendono:

    • Difficoltà nelle relazioni sociali.
    • Difficoltà a seguire istruzioni.
    • Agire o parlare senza pensare alle conseguenze.
    • Perdita di oggetti e dimenticanze frequenti.
    • Difficoltà di concentrazione, di lettura e di portare a termine compiti.
    • Sbalzi d’umore e difficoltà a gestire le emozioni.
    • Agitazione, impazienza e noia.

    Questi sintomi dell’ADHD negli adulti possono essere confusi con stress, disorganizzazione o disagi emotivi, specie nelle donne, rendendo la diagnosi complessa e spesso tardiva. Nelle donne, infatti, il disturbo si manifesta spesso nel sottotipo inattentivo, meno evidente di quello iperattivo e impulsivo.

    I sintomi più frequenti di ADHD inattentivo negli adulti sono:

    • Procrastinazione e perfezionismo
    • Stanchezza cronica
    • Maggiore sensibilità emotiva
    • Difficoltà nella gestione del tempo, nella concentrazione e nell'organizzazione
    • Bassa autostima

    Oltre ai sintomi sopra riportati, l’ADHD negli adulti spesso si presenta anche con manifestazioni fisiche come dolore cronico, mal di testa, problemi gastrointestinali o difficoltà respiratorie. Tuttavia, per comprendere davvero cos’è l’ADHD negli adulti e come si manifesta, è utile partire da una visione aggiornata e non patologizzante della neurodivergenza.

    Alcuni adulti con ADHD, infatti, possono sperimentare anche condizioni positive, come un’elevata creatività e episodi di iperfocus, ovvero una capacità intensa di concentrazione su attività di grande interesse. Allo stesso modo, possono mostrare una grande reattività in situazioni di emergenza, riuscendo a dare il meglio sotto pressione. In questi casi, quello che viene spesso percepito come un limite può diventare, se ben canalizzato, una risorsa preziosa.

Tutte le cause dell’ADHD negli adulti

  • ​Le origini del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) sono complesse e ancora oggetto di studio. Attualmente, non esiste una causa univoca identificabile, ma la letteratura scientifica concorda sul fatto che la base della condizione si sviluppi alla nascita o poco dopo e che vi sia una combinazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali.

    Uno studio approfondito ha confermato una forte componente genetica, rivelando che alcune specifiche sequenze di DNA sono correlate al rischio di sviluppare il disturbo.

    In questo senso, si considera anche una componente ereditaria. L’ADHD, infatti, si presenta con maggiore frequenza in individui che hanno un familiare stretto, come un fratello o un genitore (sia padre che madre), affetto dalla stessa condizione.

    Alcune ricerche hanno evidenziato la presenza di alterazioni nei neurotrasmettitori, ovvero le sostanze chimiche che regolano la trasmissione degli impulsi nervosi nel cervello. Inoltre, indagini di neuroimaging hanno mostrato che alcune aree cerebrali risultano più piccole, caratterizzate da un minore flusso sanguigno e da un minore consumo di ossigeno nei soggetti con ADHD.

    Esistono poi fattori biologici e ambientali che, pur non essendo determinanti da soli, possono aumentare il rischio. Tra questi rientrano un basso peso alla nascita (inferiore a 1500 grammi), lesioni cerebrali, infezioni del sistema nervoso centrale, carenza di ferrodisturbi del sonno come l’apnea ostruttiva.

    Anche l’esposizione prenatale a sostanze come alcol, nicotina o droghe, così come l’assorbimento di piombo, è stata associata a un maggior rischio di sviluppare il disturbo.

    Infine, l’ambiente emotivo durante l’infanzia può avere un ruolo rilevante. Eventi traumatici come abusi, trascuratezza o violenza domestica possono influire sulla comparsa dell’ADHD. 

ADHD negli adulti: come si diagnostica

  • ​Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), se non riconosciuto e trattato adeguatamente, può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, sia nell’infanzia che nell’età adulta.

    Nei bambini può compromettere il rendimento scolastico e ostacolare lo sviluppo sociale, mentre negli adulti può comportare difficoltà a mantenere un impiego e instabilità nelle relazioni.

    Il disturbo può essere ipotizzato quando sono presenti almeno 6 sintomi che caratterizzano dell’ADHD per almeno 6 mesi.

    Quando si sospetta la presenza del disturbo, è fondamentale rivolgersi a professionisti esperti. Solitamente, il percorso diagnostico comincia con una Seduta Neuropsichiatrica Individuale, durante la quale uno psichiatra esperto in ADHD negli adulti, valuterà sia i sintomi attuali che la storia personale del paziente.

    Il processo di diagnosi dell’ADHD negli adulti si basa su una combinazione di diversi strumenti clinici. Oltre al colloquio approfondito e all’anamnesi, si possono utilizzare dei test che sono risultati essere molto utili per la diagnosi di ADHD negli adulti, come il test DIVA 2.0 o l’Adult ADHD Self-Report Scale (ASRS), che aiutano a raccogliere dati sul funzionamento cognitivo e comportamentale del paziente.

    In molti casi, i professionisti includono anche altri test neuropsicologici per valutare attenzione, memoria e funzioni esecutive, così da ottenere una visione completa delle eventuali difficoltà.

    I dati provenienti da fonti esterne, come familiari o partner, analisi del sangue o visite mediche effettuate in precedenza, possono contribuire ulteriormente alla precisione della valutazione e all’esclusione di altre patologie. La diagnosi ADHD negli adulti, infatti, non si basa su un singolo strumento, ma su un approccio integrato, che permette di distinguere l’ADHD da altri disturbi con sintomi simili.

Come si cura l’ADHD e quali sono trattamenti per gli adulti

  • ​L’ADHD in età adulta è una condizione che può influenzare vari aspetti della vita quotidiana, ma fortunatamente oggi esistono numerose strategie terapeutiche efficaci per gestirla. Il percorso di trattamento non è unico per tutti: ogni persona presenta caratteristiche, bisogni e contesti diversi, e per questo è fondamentale un approccio personalizzato e multidisciplinare.

    Uno dei primi strumenti a disposizione è il trattamento farmacologico. In Italia, sono disponibili specifici farmaci a base di metilfenidato o atomoxetina.

    Questi principi attivi possono contribuire a migliorare la concentrazione, la capacità di attenzione e a ridurre l’impulsività. È importante sottolineare che i farmaci devono essere prescritti da uno specialista, solo dopo una diagnosi accurata, e sempre monitorati con attenzione.

    Accanto alla terapia farmacologica, un ruolo centrale è svolto dalla psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale. Questo approccio aiuta l’individuo a riconoscere i propri schemi di pensiero, a sviluppare tecniche di organizzazione e pianificazione, e a gestire le emozioni in modo più efficace.

Strategie di gestione e supporto nella ADHD in età adulta

  • ​Gestire l’ADHD in età adulta richiede consapevolezza, supporto adeguato e strategie personalizzate. In alcune circostanze, quando i sintomi compromettono seriamente le capacità lavorative e relazionali, l’ADHD negli adulti può essere riconosciuta come una condizione invalidante. In questi casi, è possibile presentare domanda di invalidità presso l’INPS, secondo i criteri stabiliti dalle normative italiane.

    Tuttavia, nella maggior parte delle situazioni è possibile trovare un equilibrio efficace attraverso l’adozione di buone pratiche e un trattamento mirato. Molti adulti con ADHD, infatti, riescono a svolgere qualsiasi tipo di lavoro e a condurre una vita piena e soddisfacente, soprattutto quando sono messi nelle condizioni di valorizzare le proprie capacità.

    Per farlo, è essenziale conoscere le proprie risorse, saper individuare i contesti più adatti al proprio stile cognitivo e adottare strategie che riducono l’impatto dei sintomi. Per evitare di esacerbare i sintomi dell’ADHD negli adulti è importante seguire una serie di consigli. Questi includono:

    • Rispettare le terapie prescritte, sia farmacologiche che psicologiche;
    • Evitare lunghi periodi di inattività, che possono aumentare la difficoltà di concentrazione;
    • Ridurre o eliminare l’assunzione di alcol e sostanze psicoattive, poiché possono interferire con l’equilibrio neurochimico già delicato.

    Anche le modifiche dello stile di vita rivestono un ruolo importante. Una dieta equilibrata, l’attività fisica regolare, un buon ritmo sonno-veglia e l’integrazione di tecniche di rilassamento o esercizi di mindfulness per l’ADHD possono migliorare la qualità della vita e favorire una maggiore stabilità emotiva e cognitiva negli adulti.

    Inoltre, il contesto familiare gioca un ruolo chiave. È utile che i parenti o i conviventi dell’adulto con ADHD siano informati sulla natura del disturbo e sul modo più efficace per comunicare. Un linguaggio diretto, non giudicante e orientato alla collaborazione può fare una grande differenza nel creare un ambiente sereno. Colpevolizzare la persona non solo è controproducente, ma può anche aumentare il senso di frustrazione e isolamento spesso sperimentato da chi convive con il disturbo.

    L’educazione, l’autocomprensione e l’accesso a strumenti adeguati fanno la differenza nel trasformare l’esperienza dell’ADHD da ostacolo ad opportunità.

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2025-04-29
Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.

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