Vaccino Rabbia

Cos’è, a cosa serve e come prepararsi

Vaccino Rabbia

La vaccinazione contro la rabbia ha una storia lunga: eseguita per la prima volta da Louis Pasteur nel 1885 con un vaccino derivato dal tessuto nervoso animale, ha visto largo uso e molti avanzamenti fino ad arrivare alla versione odierna, più sicura ed efficace.

Cos’è la rabbia

Malattia di origine virale, colpisce prevalentemente gli animali e più raramente l’uomo, di solito in seguito al morso di animali infetti. Si presenta in due forme, quella furiosa, più comune, e quella paralitica. In entrambi i casi la letalità è di circa il 99%, se la malattia non è trattata immediatamente.

Perché è importante la prevenzione 

Data la mortalità della malattia, il vaccino può essere uno strumento fondamentale in base al rischio individuale, alla potenziale esposizione e alla durata del soggiorno in zone a rischio. È anche estremamente utile anche in caso di esposizione al virus, consentendo di ottenere l’immunizzazione prima dell’insorgere dei sintomi.

Quando vaccinarsi 

Per la vaccinazione pre-esposizione sono previste 2 dosi, la seconda da somministrare il 7° giorno dalla prima. Per il regime post-esposizione, invece, le dosi salgono a 4: due al giorno “0”, al 3° e infine al 7° giorno. In generale non è necessario un richiamo, ma le indicazioni variano a seconda del caso specifico.

Composizione del vaccino

Il vaccino è composto dal virus della rabbia inattivato, somministrato per via intramuscolare.

Effetti indesiderati e controindicazioni 

Più di 30 anni di uso hanno dimostrato la sicurezza del vaccino. Gli effetti indesiderati più comuni colpiscono circa il 4% della popolazione e sono dolore e arrossamento del sito di iniezione e febbre.

La vaccinazione deve essere rimandata in presenza di febbre alta. È da evitarsi si sono avute in passato reazioni allergiche gravi al vaccino o a una delle sue componenti. Durante la gravidanza e l’allattamento è importante consultarsi con uno specialista per valutare se rimandare la somministrazione.

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Preparazione Vaccino Rabbia

RICHIESTA MEDICA NON OBBLIGATORIA 

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2021-05-18

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Vaccino Rabbia

La vaccinazione contro la rabbia ha una storia lunga: eseguita per la prima volta da Louis Pasteur nel 1885 con un vaccino derivato dal tessuto nervoso animale, ha visto largo uso e molti avanzamenti fino ad arrivare alla versione odierna, più sicura ed efficace.

Cos’è la rabbia

Malattia di origine virale, colpisce prevalentemente gli animali e più raramente l’uomo, di solito in seguito al morso di animali infetti. Si presenta in due forme, quella furiosa, più comune, e quella paralitica. In entrambi i casi la letalità è di circa il 99%, se la malattia non è trattata immediatamente.

Perché è importante la prevenzione 

Data la mortalità della malattia, il vaccino può essere uno strumento fondamentale in base al rischio individuale, alla potenziale esposizione e alla durata del soggiorno in zone a rischio. È anche estremamente utile anche in caso di esposizione al virus, consentendo di ottenere l’immunizzazione prima dell’insorgere dei sintomi.

Quando vaccinarsi 

Per la vaccinazione pre-esposizione sono previste 2 dosi, la seconda da somministrare il 7° giorno dalla prima. Per il regime post-esposizione, invece, le dosi salgono a 4: due al giorno “0”, al 3° e infine al 7° giorno. In generale non è necessario un richiamo, ma le indicazioni variano a seconda del caso specifico.

Composizione del vaccino

Il vaccino è composto dal virus della rabbia inattivato, somministrato per via intramuscolare.

Effetti indesiderati e controindicazioni 

Più di 30 anni di uso hanno dimostrato la sicurezza del vaccino. Gli effetti indesiderati più comuni colpiscono circa il 4% della popolazione e sono dolore e arrossamento del sito di iniezione e febbre.

La vaccinazione deve essere rimandata in presenza di febbre alta. È da evitarsi si sono avute in passato reazioni allergiche gravi al vaccino o a una delle sue componenti. Durante la gravidanza e l’allattamento è importante consultarsi con uno specialista per valutare se rimandare la somministrazione.

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