Visita Allergologica

Tutto su Visita Allergologica: cos'è, perché si fa, come si svolge, cosa valuta e come arrivare preparati.

Visita Allergologica in cosa consiste?

La visita allergologica serve ad escludere, diagnosticare o monitorare un disturbo di carattere allergologico, ad esempio per accertare la natura di sintomi come difficoltà respiratorie, prurito in alcune zone del corpo, prurito agli occhi, naso chiuso o che cola, emicrania, eczema.

L'obiettivo dell’allergologo è effettuare la diagnosi del tipo di allergia di cui si soffre e stabilire la relativa terapia (es. visita allergologica alimentare). Questo tipo di visita può anche essere impiegata per monitorare l'eventuale evoluzione di un'allergia già diagnosticata.

Nel corso della visita diversi sono i test a cui si può venire sottoposti: prick test

test di provocazione: consiste nell'applicazione diretta dell'allergene a livello oculare, nasale e bronchiale e nella valutazione della risposta dell'organismo all'allergene stesso; patch test

Rast test o test di radio-allergo-assorbimento: consiste nella ricerca nel sangue di specifici anticorpi (le IgE, o immunoglobuline E).

Nel caso in cui si sospetti la presenza di una malattia bronchiale ostruttiva il paziente può essere sottoposto anche a una spirometria.

Norme di preparazione:

Per sottoporsi a una visita allergologica è bene che il paziente porti con tutta la documentazione  eventualmente posseduta  riguardante il problema allergologico; eventuali esami del sangue recenti, anche se eseguiti per altri motivi; una nota del nome degli eventuali farmaci assunti quotidianamente. Almeno cinque giorni prima della visita è consigliabile evitare l'assunzione di antistaminici e, se il motivo della visita è una forma di dermatite, sarebbe bene evitare anche l'uso di cortisonici almeno nelle due settimane precedenti la visita.

Preparazione Visita Allergologica

RICHIESTA MEDICA NON OBBLIGATORIA.
SOSPENDERE UNA SETTIMANA PRIMA DELLA VISITA L'ASSUNZIONE DI ANTISTAMINICI

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Domande Frequenti su Visita Allergologica

La visita allergologica serve a diagnosticare e gestire le allergie del paziente mediante una valutazione clinica approfondita. Si inizia con un colloquio (anamnesi) in cui il medico raccoglie informazioni su sintomi, storia clinica, familiarità per allergie, abitudini di vita, alimentazione, uso di farmaci e presenza di animali in casa. Segue un esame fisico, mirato a verificare i segni visibili di allergia (ad esempio, pelle, occhi, vie respiratorie). Se indicato, l’allergologo può eseguire test cutanei come il Prick test (puntura superficiale sulla pelle per verificare reazioni immediate a pollini, acari, alimenti, ecc.) e il Patch test (cerotti applicati sulla schiena per diagnosticare dermatiti da contatto, con lettura dopo 48-72 ore). In alcuni casi, si richiedono esami del sangue per dosare le IgE specifiche, utili quando i test cutanei non sono possibili o per approfondimenti diagnostici. Se si sospetta un coinvolgimento respiratorio (come l’asma), può essere eseguita una spirometria per valutare la funzionalità polmonare. Al termine della visita, il medico fornisce indicazioni terapeutiche personalizzate per la prevenzione e la cura delle reazioni allergiche.

L’allergologo durante la visita inizia sempre con un’attenta anamnesi, ovvero una serie di domande mirate per comprendere la tua storia clinica e quella di eventuali familiari affetti da allergie. Ti chiederà con precisione quali sintomi manifesti (come prurito, naso che cola, difficoltà respiratorie, gonfiori, disturbi digestivi, eczema, orticaria), chiedendoti da quanto tempo sono comparsi, con quale frequenza e in quali situazioni si presentano. Si informerà anche sulle tue abitudini quotidiane: alimentazione, tipo di lavoro, esposizione a possibili allergeni (pollini, animali, polvere, agenti chimici), assunzione di farmaci e uso di cosmetici o prodotti per l’igiene personale.

Ti verrà chiesto se hai altri problemi di salute, se assumi farmaci per ragioni diverse dall’allergia e se hai avuto reazioni a vaccini o alimenti specifici. L’allergologo indagherà anche sulla presenza di allergie in famiglia (febbre da fieno, asma, eczema, anafilassi). Preparati a descrivere nel dettaglio gli episodi di allergia, anche di lunga data, e porta con te eventuali referti di precedenti esami o terapie seguite. Come indicazione generale: la precisione e la completezza nelle risposte sono fondamentali per la diagnosi corretta e per l’impostazione del trattamento più adatto al tuo caso.

Per fissare una visita allergologica generalmente è richiesta la prescrizione del medico di famiglia o di altro medico del Servizio Sanitario Nazionale, insieme alla tessera sanitaria, soprattutto se si vuole usufruire del Servizio Sanitario Nazionale e accedere a tariffe ridotte o gratuite. Tuttavia, in alcune strutture private o centri specialistici la visita allergologica e i test allergologici (ad esempio il prick test) possono essere effettuati anche senza prescrizione, soprattutto se la visita è privata.

Indicazioni per la prescrizione sono spesso legate alla presenza di sintomi sospetti di allergia come asma, orticaria, dermatite atopica, allergie alimentari o da farmaci. È buona prassi portare alla visita tutta la documentazione clinica disponibile.

In sintesi:

  • Per il servizio pubblico la prescrizione medica è solitamente obbligatoria.

  • Per visite private o in alcuni centri specializzati si può accedere senza prescrizione.

  • È consigliabile comunque consultare il proprio medico per indicazioni specifiche e priorità cliniche.

Una visita allergologica è opportuna quando si manifestano sintomi come:

  • Difficoltà respiratoria, naso chiuso o che cola, rinite, asma.

  • Sintomi oculari come prurito, arrossamento e lacrimazione.

  • Sintomi cutanei come orticaria, dermatiti, eruzioni cutanee.

  • Sintomi gastrointestinali come dolori addominali, vomito o diarrea.

È consigliata anche dopo episodi di anafilassi.

Per una visita allergologica è consigliato portare con sé tutta la documentazione relativa al problema allergologico, inclusi esami del sangue recenti (anche se eseguiti per altri motivi) e referti di test allergologici precedenti. È utile anche portare tutta la documentazione di visite allergologiche passate e una lista dei farmaci assunti quotidianamente, comprese le terapie precedenti e la loro efficacia. Prima della visita, è generalmente indicato evitare l’assunzione di antistaminici almeno 5-10 giorni prima e, in caso di dermatite, sospendere i cortisonici almeno due settimane prima, se possibile. Durante la visita verranno raccolti dati anamnestici e raccolta degli esami per valutare la diagnosi e decidere eventuali test specifici come prick test o patch test.

La visita allergologica di solito dura circa 30 minuti in media. Questa durata può variare tra 15 e 40 minuti a seconda della complessità del caso e dell'eventuale esecuzione di test allergologici come il prick test o esami del sangue, che possono richiedere anche più tempo. Durante la visita, l'allergologo raccoglie la storia clinica (anamnesi), svolge l'esame obiettivo e valuta se effettuare test allergologici specifici. Se sono necessari approfondimenti diagnostici, la visita può estendersi fino a un'ora. In generale, non è richiesta una preparazione particolare se non la sospensione di antistaminici circa una settimana prima della visita, nel caso si debbano eseguire test cutanei.

Riassumendo, la visita allergologica standard si svolge in circa mezz’ora, con possibili variazioni basate sulle necessità diagnostiche.

Non è consigliabile praticare attività sportiva prima della visita allergologica o durante i test allergologici, soprattutto quelli cutanei come il prick test o i patch test, poiché l’attività fisica può causare sudorazione e alterare la risposta cutanea, compromettendo l’accuratezza del test. In particolare, nei giorni in cui i test allergologici sono applicati sulla pelle, bisogna evitare sudorazione, bagni o docce fino alla loro rimozione. Generalmente si raccomanda di sospendere l’assunzione di antistaminici almeno 5-10 giorni prima della visita per non interferire con i risultati. Quindi come indicazione generale, è preferibile evitare sport o attività fisica intensa il giorno della visita e nei giorni in cui si effettuano i test allergologici, per garantire risultati corretti.

Prima della visita allergologica che prevede test cutanei (prick test), è generalmente necessario sospendere gli antistaminici almeno 5-7 giorni prima dell’esame per evitare interferenze con i risultati. Alcuni antistaminici a lunga durata d’azione possono richiedere fino a 10 giorni di sospensione. Anche corticosteroidi assunti per via sistemica o topica vanno evitati in quei giorni, mentre terapie inalatorie o locali nasali possono essere mantenute. Per i test su sangue (come il RAST) non è necessario sospendere i farmaci. Inoltre, il paziente non deve applicare creme (anche normali) sulla pelle 2-3 giorni prima e deve presentarsi senza sintomi acuti che possono alterare le risposte cutanee. In ogni caso è importante consultare sempre lo specialista o il medico curante prima di interrompere terapie in corso soprattutto in presenza di patologie croniche.

In sintesi:

  • Sospendere antistaminici 5-7 giorni prima del prick test (fino a 10 giorni per alcuni farmaci)

  • Evitare corticosteroidi sistemici e topici in stesso periodo

  • Continuare terapie nasali o inalatorie se prescritte

  • Non applicare creme sulla pelle nelle 48-72h precedenti

  • Consultare il medico prima di modificare farmaci in corso

  • Nessuna sospensione necessaria per esami allergologici su sangue

Queste indicazioni sono una prassi generale per ottenere risultati affidabili nella diagnosi allergologica cutanea.

Sì, le visite allergologiche sono adatte anche ai bambini e possono essere eseguite a qualsiasi età, anche nei primissimi giorni di vita se necessario. Non esistono controindicazioni legate all’età per i test allergologici principali, come il prick test, che sono rapidi, poco invasivi e ben tollerati dai più piccoli. La visita è raccomandata quando il bambino presenta sintomi riconducibili a una reazione allergica, come difficoltà respiratorie, eruzioni cutanee, gonfiore del viso, vomito o diarrea dopo l’assunzione di alimenti o farmaci, o in caso di familiarità per allergie. La decisione di procedere con i test dovrebbe essere sempre valutata dallo specialista in base ai sintomi riferiti, per evitare esami inutili che potrebbero generare falsi risultati o stress. Durante la visita, il percorso diagnostico viene personalizzato e può includere anamnesi, esame obiettivo, prick test, prick by prick, dosaggio delle IgE specifiche (esame del sangue) e, se indicato, patch test per allergie da contatto. In generale, il consiglio è di rivolgersi allo specialista allergologo pediatrico quando i sintomi sono suggestivi di allergia, evitando test “di screening” senza una precisa indicazione clinica.

Durante una visita allergologica, i test più comuni includono test cutanei come il prick test e il patch test. Il prick test è il metodo principale per identificare allergie respiratorie (pollini, acari, peli di animali) e alimentari: consiste nell'applicare una goccia di allergene sulla pelle (di solito avambraccio o schiena) e pungerla lievemente, osservando la reazione dopo circa 15 minuti, che si manifesta con arrossamento o pomfi. Il patch test serve principalmente per diagnosticare allergie da contatto, applicando cerotti con allergeni sulla pelle del dorso e valutando reazioni a distanza di 48-72 ore.

Altri test includono analisi del sangue per dosare le IgE specifiche (RAST o test ematici), utili in casi che richiedono conferma o quando i test cutanei non sono indicati. Inoltre, in allergie alimentari o farmacologiche si possono fare test di provocazione o eliminazione, eseguiti sotto stretto controllo medico per osservare la reazione al sospetto allergene.

Altri esami integrativi possono essere la misurazione dell'ossido nitrico esalato (Feno) per monitorare l'infiammazione nelle allergie respiratorie. La scelta dei test viene personalizzata in base ai sintomi e alla storia clinica raccolta dal medico.

Il prick test e il patch test sono entrambi esami allergologici cutanei, ma servono a diagnosticare tipi diversi di allergie e utilizzano modalità di esecuzione e lettura differenti.

Prick Test:
Si utilizza soprattutto per individuare allergie immediate, cioè quelle che si manifestano rapidamente dopo il contatto con un allergene (ad esempio pollini, alimenti, peli di animali, acari della polvere, lattice, veleno di insetti). Consiste nell’applicare sulla pelle dell’avambraccio una goccia di allergene e pungere la cute con una lancetta sterile. Dopo 15-20 minuti si osserva la comparsa di un pomfo (gonfiore) e arrossamento, segno di una reazione positiva: questo tipo di reazione è mediata dalle IgE, tipica delle allergie immediate. È un test veloce, poco invasivo e generalmente eseguito in ambulatorio.

Patch Test:
Serve per diagnosticare allergie ritardate, come la dermatite allergica da contatto (ad esempio a nichel, profumi, conservanti). Si applicano cerotti contenenti allergeni sulla schiena e si lasciano in sede per 48-72 ore. La lettura viene fatta dopo la rimozione dei cerotti, valutando eventuali reazioni come arrossamento, vescicole o desquamazione: queste manifestazioni compaiono dopo ore o giorni, perché la reazione coinvolge i linfociti e non le IgE. È indicato quando si sospetta un’allergia da contatto.

Riassumendo:
Il prick test è l’esame di scelta per allergie immediate alimentari o respiratorie, mentre il patch test è specifico per le dermatiti da contatto. In presenza di sintomi sospetti, la scelta del test dipende dal tipo di allergia ipotizzato e va decisa insieme all’allergologo dopo una visita accurata. Entrambi i test sono affidabili se eseguiti correttamente e interpretati da uno specialista.

In generale, non è necessario essere a digiuno per la visita allergologica né per i test allergici più comuni, come il Prick Test, Patch Test o i test del sangue (RAST, dosaggio IgE specifiche). Tuttavia, è importante sospendere alcuni farmaci come antistaminici o corticosteroidi prima di tali test, perché possono alterare i risultati.

Il digiuno può essere richiesto solo in casi particolari da valutare con lo specialista, ma non rappresenta una regola generale. Inoltre, i test cutanei richiedono che la cute non sia lesa e che la malattia allergica non sia in fase acuta o non controllata.

Quindi, indicazione generale: si può presentarsi alla visita e ai test allergologici senza digiuno, salvo diversa indicazione specifica dello specialista.

È necessario sospendere gli antistaminici prima di una visita allergologica, in particolare se si devono eseguire i test cutanei (come il prick test), poiché questi farmaci possono alterare la reattività della pelle e falsare i risultati. La sospensione consigliata è generalmente di 5-7 giorni prima della visita, anche per i cortisonici sistemici, mentre è possibile continuare con terapie topiche intranasali o inalatorie se prescritte. Alcuni antistaminici a lunga durata d’azione possono richiedere fino a 10 giorni di sospensione. In casi particolari, se la sospensione non è possibile, lo specialista può valutare come procedere. Dopo i test, i farmaci sospesi possono essere ripresi.

In sintesi, la sospensione di antistaminici e cortisonici è un’indicazione generale per garantire l’affidabilità della diagnosi allergologica. Inoltre, è consigliabile portare alla visita tutta la documentazione di esami e terapie precedenti.

La ripetizione della visita allergologica dipende dalla situazione clinica e dalla necessità di monitorare o aggiornare la diagnosi e la terapia. In generale, si consiglia una visita di controllo ogni 6 mesi se si è in trattamento o per seguire l’evoluzione dei sintomi; in assenza di sintomi o terapia, l’intervallo può essere più lungo, tipicamente fino a due anni. La visita di controllo è indicata se i sintomi persistono, peggiorano, o si sospetta una nuova allergia, oppure se si devono eseguire nuovi test o modificare la terapia.

Non esiste una regola fissa: chi è già diagnosticato può fare controlli regolari per valutare cambiamenti, mentre la necessità di ripetere test allergologici può variare in base all’andamento clinico e alla risposta terapeutica. Nella pratica, prima visita e test possono avere tempi di attesa da 1-6 mesi o più, a seconda della regione e della complessità del caso.

Infine, è importante non assumere antistaminici per almeno 5-7 giorni prima della visita e dei test per non falsare i risultati.

Se i test allergologici risultano positivi, significa che l'organismo ha sviluppato una sensibilizzazione verso uno o più allergeni, cioè il sistema immunitario reagisce specificamente a quelle sostanze. Tuttavia, un test positivo da solo non conferma necessariamente una malattia allergica attiva: è fondamentale interpretare il risultato alla luce dei sintomi clinici riferiti dal paziente e della storia allergologica.

In generale, un risultato positivo al test (come il prick test) si manifesta con un piccolo rigonfiamento e prurito nel punto di applicazione sulla pelle e indica che il sistema immunitario è reattivo a quell’allergene. Dopo la conferma di sensibilizzazione, il medico valuterà le misure da adottare, che possono includere:

  • Evitare il contatto o il consumo dell’allergene identificato (per esempio, nel caso di allergie alimentari o ambientali).

  • Eventuale prescrizione di farmaci per controllare i sintomi in caso di esposizione accidentale.

  • Piani terapeutici specifici, come l’immunoterapia allergene-specifica per ridurre la sensibilizzazione nel tempo.

  • Nei casi alimentari, può essere indicata una dieta di eliminazione seguita da un eventuale test di provocazione alimentare sotto controllo medico per confermare la reale allergia.

I test positivi devono quindi essere contestualizzati da un medico esperto per decidere il percorso più sicuro e utile per il paziente. Inoltre, in assenza di sintomi, l’esecuzione e l’interpretazione dei test possono non essere rilevanti.

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