Ansia e depressione: le conseguenze del Covid sulla salute mentale

Le conseguenze della pandemia sulla psiche

  • ​Oltre alla crisi sanitaria ed economica che la diffusione del virus Covid-19 ha causato in tutto il mondo, stanno diventando sempre più evidenti le ripercussioni che la  pandemia ha avuto e sta avendo sulla salute mentale degli individui.

    Le condizioni di angoscia, isolamento e paura diffusa durante il lockdown hanno infatti portato all'insorgere di nuovi disturbi psicologici o hanno esacerbato le patologie già presenti; a questa vera e propria emergenza si è aggiunta anche la difficoltà riscontrata nel ricevere un trattamento psicologico adeguato in condizioni di isolamento.

Ansia e depressione da Covid: l'allarme degli psicologi

  • ​Fin dalle prime settimane di pandemia è stato evidente lo sconvolgimento che questa situazione ha causato allo svolgimento della vita quotidiana e allo sviluppo dei rapporti interpersonali. All'impatto devastante delle ondate di contagi si sono aggiunte infatti una forte incertezza riguardo alle prospettive future, mentre la mancanza di una rete di supporto familiare o comunitario, unita alle restrizioni governative messe in atto per limitare i contagi e ai nuovi ritmi di didattica a distanza e telelavoro, ha contribuito a un innalzmento dei sintomi legati a disturbi come ansia generalizzata e depressione. Sono diventate sempre più comuni, per esempio:

    • Stanchezza cronica
    • Debolezza
    • Alterazioni dell'umore
    • Stati d'ansia
    • Disturbi del sonno

    I dati divulgati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nell'autunno del 2020, in occasione della Giornata mondiale per la salute mentale, fotografano una situazione drammatica dal punto di vista dell'insorgenza di queste problematiche e dell'accesso ai servizi di trattamento come la psicoterapia durante i primi mesi della pandemia da Covid-19.

    Di conseguenza è aumentato anche il ricorso all'assunzione di ansiolitici, sonniferi e antidepressivi, oppure un aumento del dosaggio nel caso di chi ne facesse già uso in precedenza.

    A questo quadro si aggiunge uno scarso stanziamento di fondi nazionali per la sanità destinati alla salute mentale, che ammonta complessivamente solo al 2% su scala mondiale, e le ricadute che l'aumento di casi di ansia generalizzata e depressione hanno sulla produttività economica.

Altre conseguenze della pandemia da Covid sulla salute mentale

  • ​Oltre alla sintomatologia associata all'ansia e alla depressione, la pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto anche su altri aspetti della sfera psicologica e del benessere dell'individuo. Uno studio preliminare condotto dall'Humanitas University ha rilevato un aumento delle problematiche legate al rapporto con i partner e con la propria famiglia, così come sono aumentati i motivi di disagio legati al mondo del lavoro e, nel caso dei più giovani, dello studio. Non solo è aumentata l'incertezza nei confronti del futuro, ma queste nuove abitudini hanno spesso annullato la naturale alternanza tra impegni e tempo libero fondamentale per mantenere un equilibrio psicofisico adeguato.

    Infine, nel caso di persone che hanno vissuto esperienze altamente traumatiche nel corso della pandemia oppure di medici, personale sanitario o altre categorie che hanno subito una pressione senza precedenti restando in prima linea nella lotta contro il virus, è stata riscontrata l'insorgenza di una vera e propria sindrome da stress post-traumatico (PTSD) in relazione agli eventi di questi ultimi anni. Non mancano infine sintomi correlati ai disturbi ossessivo-compulsivi (DOC) che, complici i nuovi comportamenti che siamo stati costretti ad adottare, si sono intensificati con il progredire della pandemia.

La sindrome Long Covid: cause e sintomi

  • ​Un discorso a parte meritano i pazienti Covid colpiti in modo più grave dal virus, che hanno dovuto affrontare complicazioni dal punto di vista psicologico oltre alle conseguenze fisiche della malattia sul proprio corpo.

    Uno studio condotto dall'Ospedale San Raffaele dal professor Francesco Benedetti e pubblicato a fine 2021 ha rilevato un legame tra i livelli di infiammazione legati ai sintomi clinici del Covid-19 e l'insorgenza, nei mesi successivi alla guarigione, di sintomi e alterazioni cerebrali riconducibili a patologie come la depressione e il disturbo da stress post-traumatico.

    La definizione di "sindrome Long Covid" designa queste conseguenze a lungo termine della malattia, che si manifestano a livello neurologico con l'alterazione di tre fattori significativi:

    • La connettività funzionale, ovvero la capacità delle diverse aree cerebrali di comunicare tra loro;
    • La struttura della materia bianca nel cervello (che permette scambio di informazioni e la comunicazione tra aree differenti di materia grigia);
    • Il volume della materia grigia (sede dei neuroni). 

    Lo studio dell'Ospedale San Raffaele ha preso in considerazione 42 pazienti che sono stati ricoverati nella struttura per polmonite da Covid-19 durante la seconda ondata della pandemia a fine 2020, per i quali è seguito poi un periodo di follow-up in un ambulatorio specializzato per almeno tre mesi dopo le dimissioni. Nessuno dei pazienti in questione, prima di contrarre la malattia, aveva mostrato sintomi di depressione o PTSD; allo stesso modo, nessuno aveva subito lesioni cerebrali durante la malattia tali da poter compromettere i dati rilevati nello studio.

    Nei pazienti monitorati è stata rilevata da un lato la persistenza di un alto indice sistemico di infiammazione (SII), dall'altro l'insorgenza di sindromi ansiose o depressive. Questi due fattori si sono rivelati come correlati tra di loro con un rapporto direttamente proporzionale l'uno all'altro.

    Non è d'altronde completamente chiaro l'intero quadro della sindrome da Long Covid, ma il collegamento tra l'infiammazione dovuta all'infezione da Covid-19 e gli stati depressivi pare sia la risposta immunitaria.

    A questa concausa vanno aggiunte le conseguenze tipiche di un periodo di isolamento prolungato che può aver avuto importanti ripercussioni sulla vita quotidiana e sulla socialità. 

Salute mentale, come e quando chiedere aiuto

  • ​Alla luce degli studi descritti nei paragrafi precedenti appare dunque evidente, ancora più che in circostanze non emergenziali, la necessità di una buona rete di supporto psicologico. 

    Il ricorso al consulto e alle terapie psicologiche non è ancora stato sdoganato e subisce pregiudizi difficili da estirpare. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato  questa definizione di salute: «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia».

    Eppure il dibattito intorno all'istituzione del "bonus psicologo" da parte del Governo italiano, è fermo da mesi nonostante il bisogno immediato di cura e prevenzione che emerge dai risultati degli studi sopracitati.

    Per venire incontro alle esigenze dei pazienti anche in isolamento o in caso di restrizioni alla mobilità personale sempre più professionisti hanno istituito servizi di ​videoconsulto psicologico a distanza con i pazienti attuato per mezzo di videochiamate. Questa opzione, sdoganata durante il primo lockdown con l'obiettivo di consentire la prosecuzione dei trattamenti e delle terapie già in corso, ora può tornare utile anche per un primo approccio alla psicoterapia e si inserisce a pieno titolo nel novero delle pratiche di ​videoconsulto medico e di telemedicina, già considerate prestazioni mediche a tutti gli effetti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2022-02-23
Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.

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