Covid, variante Omicron: cosa sappiamo

Come funziona la variante Omicron, quali sono i sintomi, le differenze con Delta e i vaccini più efficaci

Omicron, l'ultima variante Covid del 2021

  • ​Nel corso degli ultimi mesi, proprio quando il Covid sembrava essere stato messo alle briglie dalla campagna vaccinale, si è diffusa una nuova variante del virus. Le incognite sulla cosiddetta variante Omicron di Covid sono molte, come dimostrano gli studi ancora in corso, ma risulta utile fare il punto della situazione generale e sulle sue ripercussioni presenti e future.

Variante Omicron: quando e da dove è partita

  • ​L’esistenza della nuova variante di Covid, denominata “Omicron” dalla comunità scientifica, è stata segnalata per la prima volta all’Organizzazione Mondiale della Sanità da parte delle autorità sanitarie del Sudafrica il 24 novembre 2021.

    In quegli stessi giorni anche i Paesi Bassi hanno riscontrato l’esistenza della nuova variante, confermando che fosse già presente, almeno da qualche tempo, anche sul territorio europeo. In base ai dati aggiornati a metà dicembre, la variante Omicron è stata riscontrata in circa 60 Paesi del mondo, tra cui l’Italia. In 20 di questi Paesi, primo tra tutti il Regno Unito, la nuova variante si sta ormai diffondendo nella comunità, per mezzo di contagi secondari.

    Omicron non è certo la prima variante Covid riscontrata: oltre alle varianti Beta e Delta, si considera a livello epidemiologico come “variante” qualunque mutazione del virus, numero che ammonta ormai a più di un centinaio. Omicron ha tuttavia destato grande preoccupazione nella comunità scientifica per via dell’elevato numero di mutazioni geniche rispetto al virus originale, in particolare nella proteina Spike, rispetto alla variante Delta.

Omicron in Italia, tutti i dati

  • ​L’arrivo della variante Omicron ha immediatamente allarmato il mondo intero, che sembrava avere raggiunto un grado di convivenza con il Coronavirus tale da permettere, almeno nei Paesi più sviluppati e dunque con maggiore copertura vaccinale, il ritorno a standard economici e di qualità di vita quasi pre-pandemia.

    Rispetto ad altri Paesi europei il territorio italiano sembra, almeno per il momento, riscontrare ancora una quantità relativamente limitata di contagi da variante Omicron. Tuttavia i casi sono in aumento e l’allerta resta alta in previsione degli sviluppi futuri e dell'impatto della nuova variante sulla curva dei contagi.

    Il primo caso di Omicron sul territorio italiano, riscontrato nei laboratori di microbiologia dell’ospedale Sacco di Milano è stato rilevato il 27 di novembre in un paziente ritornato di recente dal Mozambico per lavoro. L’uomo è stato immediatamente posto sotto isolamento insieme ai conviventi, tutti asintomatici o paucisintomatici.

    Tre settimane dopo, mentre si registra una nuova crescita nell’occupazione dei posti letto Covid e prosegue la campagna vaccinale per la dose “booster”, i casi di Omicron in Italia restano un numero limitato ma in continua crescita. Le autorità deputate in questo campo, con in testa il Ministro della salute Roberto Speranza, stanno monitorando da vicino l’evoluzione della situazione spingendo su una somministrazione celere e capillare delle terze dosi di vaccino.

Perché si chiama proprio Omicron?

  • L'OMS ha deciso di identificare con le lettere dell'alfabeto greco solo le cosiddette "varianti di interesse" vale a dire quelle più preoccupanti. Una scelta motivata da una ragione puramente pratica da un lato: l’informazione può essere veicolata attraverso i canali di comunicazione del mondo intero superando le barriere linguistiche e di opportunità dall'altro: evitare il più possibile pregiudizi dovuti all’identificazione con i Paesi dai quali si sono diffuse.

    Prima della variante Omicron l'ultima identificata è stata la variante Lambda in Perù. Quando in Sudafrica è stata isolata la variante Covid B.1.1.529  si è deciso di impiegare la quindicesima lettera dell'alfabeto, “omicron”. 

    Sono state scartate le altre due opzioni per i seguenti motivi:

    • Ni/Nu: la tredicesima lettera dell’alfabeto greco (ν) presenta due diverse traslitterazioni e pronunce, che avrebbero dunque potuto generare confusione. Inoltre, la parola “Nu” avrebbe creato una spiacevole assonanza con l’aggettivo inglese “new”.
    • Xi: la quattordicesima lettera dell’alfabeto greco (ξ) è foneticamente uguale a un cognome asiatico molto diffuso in tutto il mondo, pertanto non si è ritenuto opportuno sceglierla.

Omicron Covid, sintomatologia e differenze con Delta

  • ​A detta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il rischio derivato dalla diffusione di Omicron è da considerarsi molto elevato, per via della diffusione di questa nuova variante di Covid a livello globale, che ha la potenzialità di diventare nei prossimi mesi quella dominante. Tuttavia, fa notare fin da subito l’OMS, non sono ancora emerse evidenze che l’infezione dovuta a Omicron causi una malattia più grave rispetto alle altre varianti Covid.

    Anche i dati preliminari provenienti dal Sudafrica, Paese in cui si è originata la variante, mostrano in prevalenza una sintomatologia lieve, parzialmente riconducibile tuttavia alla diffusione nella fascia di popolazione più giovane, che tende in generale a essere meno a rischio anche quando contrae la malattia.

    Stando alle rilevazioni fatte dai virologi e ai primi dati provenienti per lo più dalla Gran Bretagna la sintomatologia della variante Omicron assomiglia più a quella di un raffreddore. 

    I sintomi più comuni:​

    • mal di testa
    • ​stanchezza
    • ​gola irritata
    • ​tosse secca
    • raffreddore
    • sudorazione notturna

    A differenza della variante Delta invece non si rileva in modo diffuso l'alterazione del gusto e dell'olfatto. 

    Soprattutto a fare la differenza rispetto alle precedenti infezioni è che molte persone sono vaccinate e per questo sviluppano una sintomatologia lieve facilmente confondibile con un malanno di stagione. Per questo gli esperti raccomandano di non prendere sottogamba i sintomi e in caso di dubbio usare la massima prudenza rispettando le norme di distanziamento, igiene e uso della mascherina fino all'esito del tampone molecolare.

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Le conseguenze di Omicron su vaccinati e non vaccinati

  • ​Alcuni studi preliminari, da prendere con la dovuta cautela in quanto condotti su un numero molto limitato di casi, hanno rilevato come il completamento del primo ciclo vaccinale offra una protezione limitata contro Omicron rispetto alle altre varianti del coronavirus.

    Dati molto più rassicuranti si riscontrano nei casi di persone vaccinate con la dose booster: in questo caso la copertura immunitaria sembra aumentare sensibilmente, come effetto della maggiore presenza di anticorpi e della reazione immunitaria dell’organismo alla variante di un virus già precedentemente affrontato.

    Omicron ha dimostrato inoltre una capacità superiore rispetto alle altre varianti Covid di ricontagiare persone già in precedenza guarite dal Covid-19: il tasso di ricontagi in Sudafrica è più che raddoppiato rispetto alla variante Delta, sebbene in ogni caso con sintomatologia più lieve rispetto al primo decorso della malattia.

Quali vaccini sono efficaci contro Omicron?

  • ​Subito dopo la segnalazione all’OMS di Omicron, i principali produttori di vaccini hanno rilasciato dichiarazioni a riguardo, fornendo anche le prime tempistiche per il rilascio di dosi adattate a questa nuova variante, che saranno valutate in ogni caso solo tra il primo e il secondo trimestre del 2022.

    Da una parte hanno fatto scalpore le parole del CEO di Moderna Stéphane Bancel che ha sottolineato come la copertura immunitaria del vaccino a mRNA sia sensibilmente inferiore contro la variante Omicron; dall’altra la società Pfizer-BioNTech ha invece diffuso in un comunicato una serie di dati preliminari che evidenziano la capacità del loro vaccino di contrastare Omicron dopo la dose booster.

    Quello che sappiamo è che dalle prime evidenze la copertura immunitaria da vaccino non sembrerebbe essere completamente efficace contro Omicron. Tuttavia i vaccini più diffusi a base di mRNA come Pfizer/BioNTech e Moderna mantengono un buon livello di protezione contro le forme gravi di COVID-19 e contro i decessi, soprattutto nel caso in cui si riceva una dose di richiamo. 

    Per questo l’OMS incoraggia a completare con la dose booster il ciclo vaccinale, indipendentemente dal tipo di vaccino a mRNA inoculato al richiamo.

Omicron, la fine della pandemia?

  • ​Parlare di fine della pandemia trattando di una nuova variante del virus che ha messo sotto scacco il mondo negli ultimi due anni può sembrare inizialmente paradossale. Ciononostante, alcune personalità di spicco nel mondo scientifico come la presidente dell’Associazione dei medici sudafricani Angelique Coetzee, il microbiologo Andrea Crisanti e il presidente della Società italiana di virologia Arnaldo Caruso concordano proprio su questa affermazione, per quanto controversa e ancora troppo prematura.

    La diffusione di una variante molto più trasmissibile, ma meno aggressiva come Omicron significherebbe infatti la fine della fase emergenziale di pandemia vera e propria e l’inizio di una convivenza tra l’uomo e il virus, come d’altronde è avvenuto anche nel caso di altre infezioni in passato.

    Da una parte, nel corso di questi anni, il nostro corpo ha sviluppato gli anticorpi necessari ad affrontare la malattia e a livello sociale ci siamo organizzati con procedure di vaccinazione, tracciamento e prevenzione, limitando così per quanto possibile la diffusione di casi più gravi. Dall’altra parte anche al virus “conviene” continuare a circolare in una forma più mite, asintomatica o paucisintomatica, che prolifera tra gli ospiti più che aggredirli ed eliminarli.

    La realtà, come sempre, non è tuttavia così semplice: i prossimi mesi saranno pertanto cruciali nel determinare l’impatto della diffusione della variante Omicron nel mondo.

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2021-12-21
Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.

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