Cos’è la mononucleosi, i sintomi negli adulti e le possibili cure

Scopri come si prende la mononucleosi, quali sintomi comporta negli adulti e come si cura.

Cos’è la mononucleosi?

  • La mononucleosi è una malattia infettiva che si trasmette da un individuo all’altro attraverso la saliva (non a caso, è conosciuta anche come “malattia del bacio”).

    L’infezione è causata dal virus di Epstein Barr (EBV), appartenente alla stessa famiglia dell’herpes virus, e provoca sintomi che vanno dalla febbre alta alla sensazione di spossatezza (astenia), dall’ingrossamento dei linfonodi (in particolare nella zona del collo) alla faringite (con conseguente mal di gola che si intensifica dopo alcuni giorni).​

Come si prende il virus della mononucleosi e a chi si trasmette

  • Il virus della mononucleosi è presente nelle secrezioni salivali dei soggetti che hanno contratto l’infezione. Nella maggior parte dei casi, infatti, la trasmissione avviene mediante il bacio – o, comunque, con il contatto diretto – tra una persona sana e una persona infetta. Più raro, ma pur sempre possibile, è il contagio per mezzo di oggetti – come posate, bicchieri, giocattoli, prodotti per il make-up, ecc. – condivisi dopo l’uso, oppure per via aerea (con le cosiddette droplets) in luoghi chiusi molto affollati.

    A chi si trasmette?

    Proprio a causa delle modalità di trasmissione sopra descritte, la mononucleosi è una patologia che tende a diffondersi più facilmente tra gli adolescenti e i bambini.

    La fascia di età maggiormente interessata è quella compresa tra i 15 e i 35 anni, ma anche gli adulti sono esposti al rischio, specialmente in caso di indebolimento del sistema immunitario (ad esempio, a seguito di una malattia o nei periodi di forte stress).

Come si presenta la malattia: esordio e sintomi

  • ​​​​In un primo momento, la mononucleosi si manifesta con una sintomatologia che ricorda una comune influenza stagionale. Abbiamo, infatti, un senso generale di spossatezza, ingrossamento dei linfonodi, mal di gola (soprattutto durante la deglutizione) e febbre.

    Tali sintomi sono dovuti alla reazione del nostro organismo che si prepara a contrastare l’infezione, aumentando la produzione di linfociti e monociti al fine di debellare il virus.

    INCUBAZIONE ED ESORDIO

    La mononucleosi è preceduta da un periodo di incubazione piuttosto lungo, la cui durata può variare a seconda dell’età, oltre che da persona a persona. Solitamente, comunque, tale periodo tende ad accorciarsi nei bambini – circa 10-15 giorni – mentre negli adulti può protrarsi anche per 45-50 giorni, a seguito dei quali subentra la “fase prodromica”, che annuncia l’esordio clinico con una sintomatologia lieve e generica:

    • malessere generale;
    • mal di testa lieve o moderato;
    • inappetenza;
    • dolori muscolari;
    • sudorazione eccessiva;
    • febbricola (temperatura corporea intorno ai 37°).

    MONONUCLEOSI: SINTOMI NEGLI ADULTI

    Terminata la fase prodromica, si giunge al vero e proprio esordio della mononucleosi, con sintomi che, negli adulti e negli adolescenti, comprendono:

    • astenia (spossatezza e debolezza);
    • mal di gola con placche di colore bianco-giallastro sulle tonsille che, se particolarmente estese, possono interferire con il processo di deglutizione, provocare disidratazione o, nei casi più gravi, ostruire le vie aeree;
    • ingrossamento dei linfonodi in prossimità di collo, ascelle e basso ventre;
    • febbre alta con picchi fino a 39-40° e sudorazione abbondante nelle ore notturne;
    • mal di testa e dolori muscolari;
    • perdita dell’appetito;
    • rash cutaneo.

    COSA EVITARE: ALIMENTAZIONE E SFORZI FISICI

    Tra i sintomi della mononucleosi, va riportata anche la splenomegalia - ossia l’aumento anomalo delle dimensioni della milza - che si verifica in forma asintomatica. Proprio a causa di tale ingrossamento, è importante che i soggetti malati restino in condizioni di assoluto riposo per diverse settimane, fino alla completa guarigione. Eventuali traumi o sforzi, infatti, possono portare alla rottura dell’organo e ad un’emorragia interna.

    Altrettanto importante, per chi ha contratto la mononucleosi, è l’attenzione nei riguardi dell’ alimentazione. L’Epstein Barr virus, infatti, mette a repentaglio la salute del fegato, ragion per cui andrebbero eliminati sia i cibi grassi (fritti, salumi, formaggi, ecc.), sia le bevande alcoliche, in favore di frutta, verdura, legumi, zuppe, pesce azzurro, ecc..

    MONONUCLEOSI: SINTOMI NEI BAMBINI 

    Finora abbiamo visto come si prende la mononucleosi e quali sintomi negli adulti si verificano con maggiore frequenza, ma cosa accade nei pazienti più giovani?

    La prima differenza riguarda il periodo di incubazione della malattia, che nei bambini ha una durata minore (circa 10-15 giorni). Inoltre, in questi casi, la mononucleosi tende a svilupparsi in forma asintomatica o paucisintomatica, ossia con una sintomatologia più lieve rispetto a quella comunemente riscontrata nei ragazzi e nelle persone adulte.

    Esaminiamo, quindi, l’evolversi dell’infezione e scopriamo qual è la sua durata media.

Quanto dura la mononucleosi?

  • ​Nei primi sette-dieci giorni dall’esordio della mononucleosi, i sintomi – in particolare, il mal di gola derivante dalla faringite – si intensificano fino a raggiungere un picco, per poi attenuarsi gradualmente, fino a sparire del tutto nel giro di qualche settimana.

    Per la maggior parte dei pazienti adulti, dunque, la mononucleosi non è pericolosa.

    Tuttavia, in una piccola fetta di soggetti, il senso di stanchezza e di affaticamento tende a protrarsi più a lungo, anche per diversi mesi di fila (sindrome da stanchezza cronica).

    Sebbene ciò accada solamente in rari casi, sono state riscontrate complicazioni e conseguenze a lungo termine anche a livello del fegato (epatite), del sistema nervoso centrale (meningite, encefalite, convulsioni, ecc.), del cuore (miocardite) e dei polmoni.

Come si cura la mononucleosi: test e terapia

  • Ad oggi, come per altre infezioni di origine virale, anche per la mononucleosi non esiste una cura specifica. I farmaci adottati, dunque, non agiscono direttamente contro l’herpes virus (EBV), bensì si limitano ad attenuare i sintomi caratteristici della malattia.

    Tra questi abbiamo:

    • analgesici (come l’ibuprofene) per i dolori muscolari ed articolari;
    • antipiretici (come il paracetamolo) per ridurre la temperatura corporea;
    • corticosteroidi, da utilizzare solo in caso di complicazioni (es. edema delle vie aeree) e per brevi trattamenti, rigorosamente sotto controllo medico.

    Di contro, la somministrazione di antibiotici va assolutamente evitata, in quanto questa categoria di farmaci si rivela completamente inefficace nel debellare il virus.

    Contagiosità ed isolamento durante la malattia

    Rispetto ad altre infezioni virali, il grado di contagiosità della mononucleosi è moderato.

    Per questo motivo, non esistono disposizioni sanitarie – ad esempio, un periodo di isolamento obbligatorio – per i pazienti affetti da mononucleosi (sia bambini che adulti).

    Isolamento e riposo, tuttavia, rimangono fortemente consigliati fino alla scomparsa della febbre e degli altri sintomi, sia per fermare la diffusione del contagio, sia per evitare di sovraccaricare l’organismo, già debilitato. In particolare, per il rientro a scuola (o al lavoro), è preferibile attendere finché il senso di stanchezza non si sia attenuato.

    Come accorgersi di essere guariti?

    Riassumendo, la fase acuta della mononucleosi e dei suoi sintomi – negli adulti – dura all’incirca due-tre settimane ed è seguita da un periodo di graduale ritorno alla normalità, durante il quale può capitare di sentirsi debilitati, inappetenti e senza energie.

    Sia per diagnosticare la malattia, sia per valutare il suo decorso (o l’avvenuta guarigione), è opportuno rivolgersi al proprio medico curante. A sua volta, questi prescriverà vari test ematici, volti a rilevare la concentrazione di globuli bianchi o la presenza degli anticorpi prodotti dall’organismo allo scopo di intercettare e debellare il virus Epstein Barr.

    Test mononucleosi: quando si fa?

    Tra i test in grado di accertare la risposta del sistema immunitario al virus della mononucleosi vi sono: il Mono Test (Test rapido per la mononucleosi), il test per gli Anticorpi del Virus Epstein Barr (Igg + Igm) e il test DNA Epstein Barr Virus.

    Vediamo nel dettaglio a cosa servono e quando andrebbero effettuati.

    Il Mono Test è un test rapido utilizzato in prevalenza come metodo di screening.

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    Mono Test (Test Rapido Mononucleosi)

    Il secondo, invece, è un test sierologico che permette di determinare lo stadio dell’infezione, in base alle tipologie di anticorpi rilevate nel sangue (Igg e/o Igm).

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    Anticorpi Virus Epstein Barr

    Infine, il test DNA identifica la presenza del virus di Epstein Barr anche in pazienti asintomatici o con sintomatologia lieve. Va prescritto, in particolare, ai giovani adulti, alle donne in gravidanza o agli individui immuno-compromessi che lamentano spossatezza, mal di testa, dolori articolari e/o muscolari, febbre, linfonodi ingrossati e mal di gola. 

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    Dna Epstein Barr Virus

Prevenzione, rischi e danni a lungo termine

  • ​L’EBV (o virus di Epstein Barr) colpisce oltre il 90% della popolazione mondiale.

    Nonostante la maggior parte dei soggetti entrati in contatto con il virus non sviluppi l’infezione in forma sintomatica, la sua proliferazione può rivelarsi dannosa per la salute sul medio-lungo periodo. L’herpes virus, infatti, è causa di disordini a livello dei linfociti B, tra cui: linfomi Hodgkin e non Hodgkin, carcinoma nasofaringeo e linfoma di Burkitt.

    Pertanto, è utile sottoporsi al test clinico per il rilevamento dell’EBV in caso di stanchezza persistente e/o in presenza di altri sintomi (anche se lievi o moderati), per giungere tempestivamente ad una diagnosi e, quindi, intervenire in maniera rapida e mirata.

    Inoltre, per prevenire la diffusione del virus, è opportuno osservare alcune regole, specialmente in contesti quali mense, ristoranti, scuole, dormitori (o anche in famiglia):

    • curare attentamente l’igiene personale;
    • evitare la condivisione di oggetti che potrebbero facilitare il contagio (es. bicchieri, posate, prodotti per il trucco, giocattoli, tovaglie, ecc.).

    Infine, si consiglia di mantenere uno stile di vita sano, prediligendo un’alimentazione variegata e ricca di nutrienti, praticando attività fisica con regolarità ed evitando lo stress e le abitudini poco salutari (come il consumo di alcolici, il fumo di sigaretta, ecc.).

Contenuti approvati dal Comitato Editoriale.
Data ultimo aggiornamento: 2023-10-26
Le informazioni presentate hanno natura generale, sono pubblicate con scopo divulgativo per un pubblico generico e non sostituiscono il rapporto tra paziente e medico.

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